Caterina da Genova - Immaginette Sacre

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Caterina da Genova

Immagini di Sante
LocalitàProvinciaFesta
GenovaGenova15 Settembre
Α

Ω
Genova 1447
B A C K15 settembre 1510
Le più famose Sante di questo nome sono tre, distinte dal nome di una città: Santa Caterina d'Alessandria, in Egitto, morta Martire nel IV secolo, dilaniata da una ruota dentata; Santa Caterina da Siena, nata nel 1347, scrittrice di lettere a Papi, Re e Principi, « nel sangue di Cristo », e finalmente Santa Caterina da Genova, nata un secolo dopo, nel 1447.

Questa Santa festeggiata oggi, giorno della festa della Madonna Addolorata, usciva da una importantissima famiglia genovese, quella dei Fieschi, dalla quale prima di lei erano usciti Papi, Dogi e condottieri.

La famiglia dei Fieschi appoggiava, a Genova, il partito guelfo. Caterina non aveva che sedici anni quando fu data in sposa a Giuliano, della famiglia Adorno, capo del partito dei Ghibellini. Si può dunque pensare a un matrimonio politico, al quale la giovane si prestò docilmente, per quanto, a tredici anni, avesse chiesto di entrare in monastero.

Giuliano fu, da principio, un marito trascurato e dissipato. Lasciò Caterina a soffrire in silenzio, mentr'egli si dava a facili avventure mondane. Alla giovane sposa era negata anche la dolorosa gioia della maternità.

Per cinque anni, negletta dal marito, offesa e delusa, Caterina consumò nell'ombra del suo palazzo una vita d'appartata umiliazione. Poi volle la sua rivincita di giovane donna incompresa, mettendo in evidenza le sue doti di bellezza, d'intelligenza e di eleganza.

Nei successivi cinque anni partecipò alla vita mondana, brillando nelle feste e attirando l'attenzione e l'ammirazione della società, pur conservando integro l'onore e la reputazione di donna virtuosa.

Ma che vuoto dentro la sua anima, e che aridità nel cuore! Quale insoddisfazione per quella vita futile e tutta esteriore! Era assetata di amore, e l'amore le si rivelò nella primavera del 1473, non sotto l'aspetto di un corteggiatore, ma sotto quello di Colui che per amore aveva sofferto fino alla morte.

Rinnegata la sua vita mondana, confessata la sua debolezza, fatta penitenza, si dette, per amore. a curare gli ammalati. E mentre non era riuscita a legare lo sposo nell'amore umano, lo avvinse nell'amore divino, tanto che Giuliano, abbandonando la sua fatua condotta, le fu a fianco come infermiere, in un ospedale per gli appestati, per ben venti anni, fino a quando non morì.

La lasciò quasi distrutta nel corpo, ma sempre accesa di un amore che ella riusciva a comunicare ai discepoli, come il Vernazza, il quale fondò poi a Roma la Confraternita del Divino Amore.

Fu lui, con altri, che raccolse e trascrisse nella Vita della Santa e nel Trattato sul Purgatorio, quella che si potrebbe chiamare la dottrina dell'amor divino, alla quale Caterina dette l'inter­pretazione mistica più profonda e più luminosa: « L'Amore ‑ ella diceva ‑ deve essere amato, perché è amabile ». Si deve amare, non per ricevere, ma per donare.

La donna delusa e insoddisfatta dall'amore terrestre fu così la maestra dell'amore divino. Il suo insegnamento ebbe importanza incalcolabile nello sviluppo della spiritualità cattolica, tanto che alle sue parole e al suo esempio si ispirarono Santi come Giovanni della Croce e Francesco di Sales. Tutta la vita cristiana, nel '500, fu come investita dalla fiamma d'amore sprigionatasi nel cuore di Caterina Fieschi, che fece del suo purgatorio in terra la certa promessa del Paradiso in Cielo.
 
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