Caterina de' Ricci - Immaginette Sacre

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Caterina de' Ricci

Immagini di Sante
LocalitàProvinciaFesta
PratoPrato
Α

Ω
Firenze 23 aprile 1522
B A C KPrato 2 febbraio 1590
Una donna idropica si presentò al convento delle suore domenicane di Prato. « Vorrei parlare con la Santa » disse. Suor Caterina abbassò gli occhi. « Qui non ci sono Sante, rispose umilmente, le Sante sono in Paradiso ». Invece, le Sante erano anche in terra, e lo sapeva bene il popolo che, come la povera idropica, non aspettò la canonizzazione per chiamarla col nome, che le è restato anche oggi, di « Santa di Prato ».

La « Santa di Prato » era nata a Firenze, e per quanto umile Suora, apparteneva a famiglia nobilissima. Si chiamava Alessandrina Lucrezia Romola de' Ricci. Il padre vagheggiava per lei un matrimonio degno del suo casato, ma fu vinto dalla limpida fede della sua Sandrina. Perciò a 13 anni, nel 1535, poté entrare tra le domenicane di Prato. Lasciati i suoi sonanti nomi classici, prese, col velo, un nome tutto bianco: Suor Caterina. Rimase in monastero 52 anni, e dietro al suo esempio scelsero la vita religiosa nell'Ordine domenicano altre quattro sorelle e un fratello. La famiglia dei Ricci rischiò davvero di restar priva di discendenza! Per 42 anni, Suor Caterina fu la zelante superiora del monastero di Prato, illuminata guida spirituale e al tempo stesso sagace amministratrice. Questa Santa presenta infatti le doti, apparentemente contrastanti, di una gran- de mistica unita ad una saggia organizzatrice. Ella era discepola spirituale del domenicano Fra Girolamo Savonarola, impiccato ed arso a Firenze come eretico. La sua memoria e molte reliquie furono conservate gelosamente e segretamente nel monastero di Prato dove, placati gli odi politici e i clamori polemici, s'iniziò l'affettuosa opera di riabilitazione del severo predicatore ferrarese.

La vita intima della « Santa di Prato » si modellò così sulla Passione del Signore, e per molti anni ella ebbe, ogni venerdì, dolorosi e amorosi rapimenti. Nell'estasi, comparivano sul suo corpo le piaghe delle Stigmate. Soffriva con Gesù, segretamente, e perciò venne detta « la passiflora di Gesù ».

Ma non fu solo un'estatica, e non solo come una mistica apparve a chi ebbe rapporti con lei. Fu una donna di governo, che alle virtù contemplative di Maria univa quelle pratiche di Marta, Si mantenne in contatto col mondo esterno scrivendo lettere ricchissime di insegnamenti spirituali e giudicate dai letterati come uno dei migliori e più gustosi esempi della prosa epistolare del Cinquecento. Molti importanti personaggi mantennero relazioni con questa suora attivissima: dalla famiglia granducale ai maggiori Santi di quel tempo. E proprio il Granduca Cosimo de' Medici diceva argutamente che il più grande miracolo di Suor Caterina era quello di aver indotto Filippo Salviati, avarissimo, a profondere capitali per l'ampliamento del convento.

L'altra sua grande concittadina, Santa Maria Maddalena de' Pazzi, la considerava una « carissima madre ». Quando Caterina morì, il 2 febbraio 1590, Maria Maddalena, dal convento delle Carmelitane di Firenze, la vide salire al Cielo. E nel monastero di Prato si intesero cori angelici, preludio al coro di invocazioni rivolte nei secoli alla Santa pratese.
 
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