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Clemente I papa e martire

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23 Novembre
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B A C K Roma 23 novembre 97
Reliquie del Santo - Roma - Basilica minore di S. Clemente al Laterano
Martirologio Romano
San Clemente I, papa e martire, che resse la Chiesa di Roma per terzo dopo san Pietro Apostolo e scrisse ai Corinzi una celebre Lettera per rinsaldare la pace e la concordia tra loro. In questo giorno si commemora la deposizione del suo corpo a Roma.
La successione dei primi Vescovi di Roma è stabilita chiaramente da Sant'Ireneo, nel suo trattato Contro gli Eretici. « Dopo aver fondato ed edificato la Chiesa ‑ egli dice ‑gli Apostoli Pietro e Paolo trasmisero a Lino la carica dell'episcopato. Anacleto successe a Lino. Dopo di lui, al terzo posto partendo dagli Apostoli, fu Clemente ad avere l'episcopato. Egli aveva conosciuto gli Apostoli ed era stato in relazione con loro; gli risonavano perciò negli orecchi le loro parole...». La successione dei primi Vescovi di Roma è dunque la seguente: San Pietro, San Lino, Sant'Anacleto, San Clemente. Non si sa bene però chi fosse questo Clemente, e pochissimo è noto sul conto del pontificato del primo Papa nella serie dei quattordici che hanno ripetuto questo nome.

Di Clemente I è rimasto però un documento importantissimo: la lettera ai Corinti in discordia. Comincia così: « La Chiesa di Dio, che soggiorna a Roma, alla Chiesa di Dio, che soggiorna a Corinto ». La lettera ha un grande valore nella storia della Chiesa, non per il suo contenuto, ma per il fatto che è la prima lettera del Vescovo di Roma alla chiesa di un'altra città.

Per la prima volta, al di fuori degli Apostoli, il Vescovo di una città interviene nei fatti della Chiesa di un'altra. Ciò conferma il primato del Vescovo di Roma sugli altri Vescovi. Nessun altro pastore, infatti, di nessun'altra città, avrebbe ardito far da maestro a una diocesi non sua. Ma il Vescovo di Roma, successore di Pietro e quindi Vicario di Gesù, lo poteva fare e infatti lo fece per la prima volta con San Clemente.

Nell'Epistola ai Corinti, il Papa Clemente mostra una vasta e profonda conoscenza della Bibbia, che considera fondamento della fede. Si è creduto perciò che Clemente fosse d'origine israelita. Ma nella stessa lettera egli rivela anche una chiara cultura classica. Perciò si è creduto che fosse di origine gentile. Se non che, l'Epistola è piena di rispetto per le autorità di Roma. Si è pensato allora che Clemente fosse romano.

Anche questa incertezza sull'origine di San Clemente sembra indicare quello che sarà poi sempre il carattere del pontificato cattolico: non giudeo, non gentile, non romano, ma universale.

Quando Clemente scriveva, le prime persecuzioni avevano già sparso molto sangue cristiano, e la minaccia di altre era nell'aria. Dopo aver celebrato i Martiri, il Vescovo di Roma dice: « Noi vi scriviamo queste cose, dilettissimi, non solo per avvertirvi, ma anche per farvi ricordare: perché noi siamo sulla stessa arena, e la stessa lotta ci attende ».

Resterebbe deluso, però, chi cercasse, nella lettera, parole di odio contro i persecutori o di condanna contro le autorità che tali persecuzioni ordinavano. Al contrario, vi si legge questo brano, inaspettato e bello come una preghiera:

« A coloro che ci governano, sei tu, Signore, che hai dato il potere e la maestà, affinché, conoscendo la gloria e l'onore che hai loro concessi, siamo loro soggetti e non ci opponiamo alla tua volontà ».

Ma la fantasia popolare creò attorno alla sua figura una Passione, cioè una leggenda, secondo la quale San Clemente avrebbe convertito Teodora, moglie di Sisinnio, amico dell'Imperatore Nerva.

Accusato da Sisinnio di stregoneria e addirittura di seduzione della moglie, Clemente sarebbe stato imprigionato e condannato ai lavori forzati, poi gettato in mare con una pesantissima ancora attaccata al corpo. Il mare si sarebbe allora ritirato di tre miglia, per fare affiorare un grande tempio di marmo sorto sopra la salma di San Clemente, quarto Vescovo di Roma.
 
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