Cristina vergine e martire - Immaginette Sacre

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Cristina vergine e martire

Immagini di Sante
LocalitàProvinciaFesta
SepinoCampobasso24 Luglio
Α

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B A C K
La festa del Corpus Domini, ebbe origine dal miracolo di Bolsena, nel quale, durante la Messa, l'Ostia consacrata sanguinò tra le dita tremanti di un dubitoso sacerdote boemo.

Il miracolo, che Raffaello raffigurò poi nelle Stanze Vaticane, dette occasione a due eventi importantissimi nella liturgia e nella storia dell'arte. Il primo fu, come dicemmo, l'istituzione della festa del Corpus Domini, nel 1264; l'altro fu la costruzione del grandioso Duomo gotico, ad Orvieto, per custodire sotto le sue volte il corporale insanguinato.

La Messa di Bolsena venne celebrata nella chiesa di Santa Cristina: la più antica e la più celebre tra le sante di questo nome ricordate dal Calendario.

Sulle rive del lago di Bolsena, Cristina è stata venerata fin da tempi remoti, per esser vissuta in una località che la leggenda chiama Tiro, ma che potrebbe anche essere la stessa Bolsena.

« Cristina ‑ si legge ‑ nata da nobilissimi padre e madre in Tiro, città d'Italia, fu messa in una torre dal padre suo, con dodici cameriere; e aveva seco dei d'oro e d'argento. Ed essendo bellissima e domandata da molti in maritaggio, li parenti non la volevano concedere a veruno, volendo ch'ella permanesse vergine ne la coltivatura degli dei ».

S'indovina facilmente il seguito della leggenda fiorita per la fanciulla, cristiana anche nel nome, e che infatti gli antichi manoscritti non chiamavano Cristina, ma Cristiana.

Nella torre a specchio del lago, tra le sue dodici cameriere, ella pregava e meditava. Gettava dalla finestra l'incenso da bruciare agli dei, e faceva a pezzi gli idoli d'oro e d'argento, non per insensata furia, ma per trarne segrete elemosine per i poveri.

Non a quegli idoli, preziosi solo nelle apparenze, ella aveva consacrata la sua tenera verginità; ma a un Dio profondamente vivo nelle anime, anche se celato agli occhi umani. A Lui Cristina offriva sacrificio, non d'incenso, ma di amore e di fede, pronta a sacrificargli la propria vita.

Nella leggenda, innumerevoli furono i tormenti affrontati dalla coraggiosa fanciulla, che a tutti miracolosamente sopravvisse, finché non morì, come una cerbiatta, trafitta da una freccia saettata dal Prefetto Giuliano.

Sul lago di Bolsena si levano due isolette. La più grande, chiamata Bisentina, ospita una cappella, dedicata a Santa Cristina, che ricorda un altro episodio del suo leggendario martirio. Ella sarebbe stata gettata nel lago, con una lastra di pietra legata al collo. Ma la pietra sarebbe restata a galla, e sopra di questa, come sopra un natante, Cristina tornò incolume a riva.

Un'antica lapide si venera ancora nella chiesa di Santa Cristina. Fa anzi da pannello all'altare sul quale avvenne il miracolo dell'Ostia sanguinante. Mille anni prima, su quelle rive, anche Santa Cristina aveva versato il suo sangue; e le acque del lago di Bolsena, arrossandosi al tramonto, entro la ripida tazza vulcanica, sembrano ancora ricordare quel sangue innocente.
 
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