Efrem - Immaginette Sacre

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Efrem

Immagini di Santi
LocalitàProvinciaFesta


9 Giugno
Α

Ω
Nisibis, Turchia 306 d.c.
B A C K Edessa, Turchia 9 giugno 373 d.c.
Martirologio Romano
Sant’Efrem, diacono e dottore della Chiesa, che dapprima in patria a Nisibi esercitò il ministero della predicazione e dell’insegnamento della sacra dottrina, poi, rifugiatosi a Edessa nell’Osroene con i suoi discepoli dopo l’invasione di Nisibi da parte dei Persiani, pose le fondamenta di una scuola teologica. Esercitò il suo ministero con la parola e con gli scritti e rifulse a tal punto per austerità di vita e dottrina da meritare per l’eleganza degli inni da lui composti l’appellativo di cetra dello Spirito Santo.
Far memoria di Sant'Efrem, vuol dire riudire una voce che s'alza da quel misterioso paese chiamato Mesopotamia, perché situato fra due famosi fiumi, il Tigri e l'Eufrate, ricordati di solito soltanto sotto la luce dell'antichissima civiltà degli Assiri e dei Babilonesi, e prima ancora dei Sumeri e degli Ittiti, e perciò considerato quasi esclusivamente zona archeologica.

Ma al tempo di Efrem la Mesopotamia era una provincia dell'Impero romano, nella quale l'idolatria andava sparendo con difficoltà, e dove il Cristianesimo prendeva lentamente piede, dopo le persecuzioni imperiali.

Efrem, figlio di un sacerdote pagano di Nisibe, in Mesopotamia, aveva diciotto anni quando ricevette il battesimo cristiano. Dopo aver lavorato, per vivere ‑ dato che il padre lo aveva cacciato di casa ‑ presso il bagno pubblico di Edessa, tornò a Nisibe per soccorrere i bisognosi e prese l'ordine del « diaconato », istituito per il servizio dei poveri.

Tornato a Edessa, vi passò gli ultimi dieci anni della sua vita, scrivendo quelle opere che, secondo San Gregorio di Nissa, « illuminarono l'universo intero ». Opere di teologia e di poesia, o, come si potrebbe dire, di poesia teologica, perché Sant'Efrem scelse proprio la poesia per rendere più penetranti le verità della fede nell'anima degli orientali, più facilmente conquistabili con la fantasia che non con il raziocinio, con la poesia che non con il ragionamento.

Versato nella scienza delle Scritture come pochi altri fino allora, adamantino nella sua saldezza dottrinale, Efrem Siro, o Assiro, ebbe il dono di un volo mistico e lirico che gli permise di tuffarsi nei misteri della verità con straordinaria rapidità d'intuizione.

Proprio quella intuizione spirituale e quella spirituale arditezza fecero di lui il teologo più sicuro e il poeta più alto della Madonna, per la quale ebbe espressioni di sconfinata ammirazione.

Egli vide nella Madonna tutti gli attributi che poi, nel corso dei secoli, vennero definiti e suggellati dal dogma. Precedette, con il suo volo di poesia tutte le definizioni mariane, chiamando la Madre di Gesù « Redentrice degli schia­vi e di tutti salvezza », « conciliatrice del cielo e della terra », « corona delle vergini », « pace, gioia e salvezza del mondo ».

Proclamò l'immacolatezza di lei, tutta pura, tutta illibata, tutta incorrotta, tutta beatissima, tutta inviolata, tutta venerabile, tutta onorabile, tutta benedetta, tutta memorabile, tutta desiderabile.

Quando la Chiesa ha voluto esaltare la Donna vestita di sole, non ha potuto che riprendere le parole di Sant'Efrem Siro, che l'aveva già chiamata « più splendida del sole », non solo tutta bella, non solo senza macchia, ma anche « mediatrice di tutto quanto è al mondo ». Come si vede, c'era in Sant'Efrem anche il con­cetto dell'universale intercessione di Maria, cioè di quel dogma, non ancora definito, che formerà l'ultima corona di gloria sulla fronte della Madre di Dio.

E quando la Chiesa esalterà, con l'ultimo rico­noscimento, la Vergine coronata di stelle, le parole di Sant'Efrem Siro, « arpa dello Spirito Santo », risuoneranno su tutta la terra. Parole fiorite dall'anima di un santo e dalla bocca di un poeta sedici secoli or sono, nella terra tra il Tigri e l'Eufrate dove si levò, con lui, la più alta poesia cristiana e mariana.
 
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