Eugenio vescovo di Cartagine - Immaginette Sacre

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Eugenio vescovo di Cartagine

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13 Luglio
Α

Ω

B A C KAlbi 505
Martirologio Romano
Ad Albi in Aquitania, in Francia, transito di sant’Eugenio, vescovo di Cartagine, che, insigne per fede e virtù, fu mandato in esilio durante la persecuzione dei Vandali.
« Ben nato », « di buona nascita »: tale è, dal greco, il significato del nome di Eugenio, un nome linguisticamente parente dell'eugenetica, cioè di quel ramo della scienza medica che s'interessa, appunto, delle nascite.

« Ben nato », cioè Eugenio, dovette essere chiamato, in origine, un figlio, a conferma della sua nascita legittima, e ancor più volentieri della sua condizione nobile, o almeno rispettabile, come figlio « di buona famiglia ». Ben nati, non al mondo ma alla gloria celeste, sono anche i molti Santi di nome Eugenio che è possibile raccogliere nei calendari: venti e più, ai quali si aggiungono tre o quattro Sante di nome Eugenia.

Quello che ricordiamo oggi è uno degli Eugeni più importanti nella storia cristiana, e anche uno dei più antichi, dopo l'epoca degli Eugeni martiri.

Egli fu Vescovo di Cartagine, una delle maggiori metropoli del mondo antico, e anche una delle più autorevoli Chiese cristiane del tempo, seconda soltanto a quella di Roma.

La sua consacrazione, nell'anno 481, venne salutata con grande gioia da tutti i cattolici: era da un quarto di secolo che la sede di Cartagine restava vacante, dopo che la città era stata occupata dai Vandali, di religione ariana. li Vescovo venne concesso ai Cattolici della città sotto condizione: che non interferisse con le abitudini, i costumi e le credenze degli Ariani, e dei loro Vescovi eretici. Pena l'esilio di tutto il clero africano.

Eugenio fu il Vescovo adatto per quel delicato momento storico. Non polemizzò, non eresse cortine di nessun genere tra i Cattolici e gli Ariani. Si lasciò guidare dalla carità, davanti alla quale tutti gli uomini sono fratelli. Volle che le chiese di Cartagine fossero aperte a tutti.

Ma le autorità ariane rifiutarono ogni tentativo di pacificazione, o anche di non belligeranza. Volevano eliminare la gerarchia cattolica, e non potendo sfruttare nessun errore del Vescovo Eugenio, passarono a una aperta persecuzione dei Cattolici.

Redarguito dall'Imperatore bizantino, il Re Vandalo Unerico gli tenne testa. La persecuzione si acuì. I prelati africani troppo influenti vennero bruciati vivi.

Un concilio di Ariani condannò la religione dei Cattolici. I vescovi che non giurarono fedeltà a Unerico vennero esiliati. Eugenio venne mandato ai lavori forzati in una colonia agricola della Tunisia meridionale.

Poté tornare a Cartagine dopo la morte di Unerico, sotto il regno del suo successore. Ma aveva appena riaperto le chiese e richiamato i prelati dall'esilio, quando un nuovo sovrano vandalo riprese la politica di persecuzione. Eugenio venne esiliato in Linguadoca, nella Francia meridionale, dove morì, ad Albi, nel 505. Per questo venne onorato anche come Martire, oltre che ultimo grande Vescovo della città di Cartagine, che ormai tramontava nelI'oscurità della barbarie.
 
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