Foca Vescovo e martire - Immaginette Sacre

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Foca Vescovo e martire

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5 Marzo
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Martirologio Romano
A Sinópe nel Ponto, nell’odiena Turchia, san Foca, martire, che fu giardiniere e patì molti tormenti per il nome del Redentore.
Quella di San Foca, ortolano e Martire, è una delle leggende più pittoresche e commoventi dell'agiografia cristiana, ed ha dato al protagonista una meritata celebrità. Che la venerazione per questo Santo sia stata vasta, lo dimostra il fatto che il suo nome appare nel Martirologio almeno tre volte, a date diverse: oggi, il 14 luglio e il 28 settembre. E poiché vi appare sempre con attributi diversi, bisogna sfrondare i particolari infondati e le sovrapposizioni più tarde, per giungere alla storia più nota e attendibile, che è poi quella trasmessaci in un panegirico di Asterio Vescovo. La vicenda si svolse a Sinope di Paflagonia, allora grande porto sul Mar Nero.

E proprio i marinai orientali, che presero San Foca come protettore, diffusero nel mondo il suo nome, per quanto non fosse un Santo marinaio. Viveva a terra, e coltivava, fuor di città, fiori e frutti, orti e giardini. Un giorno, due legionari giungono alla sua casetta, in mezzo ai vivai verzicanti, presso le piantagioni rigogliose. Sono stanchi e impolverati, esausti sotto il peso delle armi e riarsi dal sole meridiano. Quell'angolo paradisiaco li attira. Bussano alla porta, e l'ortolano li accoglie premuroso. Li invita a ristorarsi nella frescura della casa, all'ombra dei frutteti. Li aiuta a togliersi l'elmo di cuoio, a sfilare il gladio e il cinturone. Offre loro di che rinfrescarsi e ristorarsi. I soldati si siedono. Bevendo, rilassano i muscoli contratti dalla marcia, mentre l'ospite sorride e li interroga sulla loro missione. I due legionari, rinfrancati, raccontano. Sono quei maledetti Cristiani  dicono - che li obbligano a queste fatiche. L'Imperatore ha ordinato di sterminarli. Ed essi debbono andare a Sinope per metter le mani su uno di loro, un caporione, un certo Foca... Dev'essere, a quanto hanno capito, un elemento pericoloso: nemico dell'Impero e violento sobillatore. Hanno ordine infatti di catturarlo vivo o morto, e di fargli pagare il prezzo dei suoi misfatti... E finché l'ordine non sarà stato eseguito... I soldati sospirano, rassegnati. Accennano a rialzarsi. Gli ordini sono ordini. E' meglio non perder tempo. Ma l'ospite fa loro cenno di restar seduti. Conosce, per caso, quell'individuo. Lo conosce benissimo. Anzi promette di consegnarlo in mano loro domani mattina.

Restano così ospiti dell'ortolano, nella casetta fresca e accogliente, in mezzo al verde. E al mattino, col sole che filtra tra il fogliame, alzandosi dalle lenzuola di bucato, vedono il giardiniere già al lavoro, con zappa e badile. Escono anch'essi, sorridenti, riposati, per dargli il buon giorno. Ma che strano lavoro sta facendo! Ha scavato una fossa fonda tre palmi, lunga, su per giù, come un uomo. Che genere di ortaggio vorrà piantarci?

« E, a proposito, quel cristiano? - domandano i soldati. - Sì, quel famigerato Foca? ». « Sono io », risponde allora l'ospite, mettendosi in ginocchio sulla terra smossa. « Sono io il cristiano Foca ».

Quant'è duro, a volte, il dovere! Com'è cieca la legge degli uomini! Nessuno lo saprà mai meglio dei due legionari, mentre ripongono nel fodero il gladio arrossato di sangue. E non hanno nemmeno il coraggio di guardare il corpo del Martire, composto entro la fossa, in mezzo ai fiori, seme di santità per i giardini del Cielo. Se ne vanno in silenzio, lenti, a capo basso, con le membra pesanti e il cuore amaro. Saranno i primi a portare nel mondo la fama di quella morte così umilmente eroica e il nome di quel Martire davvero straordinario, l'ortolano San Foca.
 
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