Giosafat Kuncewycz vescovo e martire - Immaginette Sacre

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Giosafat Kuncewycz vescovo e martire

Immagini di Santi
LocalitàProvinciaFesta


12 Novembre
Α

Ω
1580 a Volodymyr-Volyns'kyj
B A C K12 novembre 1623 a Vitebsk
Canonizzato il 29 giugno 1867 da papa Pio IX
Martirologio Romano
Memoria della passione di san Giosafat (Giovanni) Kuncewicz, vescovo di Polotzk e martire, che spinse con costante zelo il suo gregge all’unità cattolica, coltivò con amorevole devozione il rito bizantino-slavo e, a Vitebsk in Bielorussia, a quel tempo sotto la giurisdizione polacca, crudelmente assalito in un tumulto dalla folla a lui avversa, morì per l’unità della Chiesa e per la verità cattolica.
Si chiamò Giosafat un antico Re di Giuda, e dal suo nome fu chiamata una valle, forse quella del Cedron, presso Gerusalemme. Secondo uno dei Profeti della Bibbia, la Valle di Giosafat doveva diventare teatro dell'ultimo atto della storia del mondo, cioè del Giudizio Finale.
Ecco perché tutti conoscono l'espressione « Valle di Giosafat », per indicare il luogo dell'ultimo giudizio, mentre meno noto è il Santo che ripete nel Calendario della Chiesa il nome dell'antico Re di Giuda, e che visse pochi secoli fa, morendo per la fede nel 1623.
Nella dimensione geografica del nuovo e veramente universale calendario, San Giosafat rappresenta la Russia, dove il Santo oggi ricordato fu Vescovo e mori martire per la fede.
La diocesi di Polock, retta dal Vescovo San Giosafat, si trovava in Rutenia, regione che, dalla Russia, era passata in parte sotto il dominio del Re di Polonia, Sigismondo III. La religione dei Polacchi era quella cattolica romana; in Rutenia invece, come nel resto della Russia, i fedeli aderivano alla Chiesa scismatica Greco ortodossa.
Si tentò allora una unione della Chiesa greca con quella latina. Si mantennero cioè i riti e i sacerdoti ortodossi, ma si ristabilì la comunione con Roma. Questa Chiesa, detta « Uniate », incontrò l'approvazione del Re di Polonia e del Papa Clemente VIII, che vi vide un primo passo verso la composizione dello Scisma d'Oriente.
Fu però anche molto avversata, sia per interessi privati, sia per ignoranza, sia per settarismo. Gli scismatici ortodossi accusavano di tradimento gli uniati, che si erano riconciliati con Roma; i cattolici, d'altra parte, disprezzavano le lunghe e complicate cerimonie orientali e l'ignoranza dei « popi » di origine russa. Giovanni Kuncevitz, che in religione prese il nome di Giosafat, fu il grande difensore della Chiesa Uniate. A vent'anni era entrato tra i monaci basiliani, ma nell'antico Ordine orientale portò le nuove idee e le direttive d'azione dei Gesuiti, pattuglia avanzata del Cattolicesimo nei paesi europei minacciati dall'eresia.
Monaco, priore, Abate e finalmente Arcivescovo di Polock, intraprese una salutare riforma dei costumi monastici della regione rutena, migliorando così la Chiesa uniate. La sua predicazione fruttò numerosissime conversioni e gli valse il titolo di « rapitore di anime ».
« Voi   diceva Giosafat a questi avversari  voi mi odiate a morte, mentre io vi porto tutti nel cuore, e sarei ben lieto di morire per voi ». Furono parole profetiche. Alleandosi ai poteri civili, e approfittando di un periodo di torbidi politici in Polonia, gli scismatici penetrarono nell'abitazione del Vescovo, per ucciderlo a colpi di spada e di moschetto. Poi il suo cadavere nudo fu gettato nel fiume Duna.
Quella morte sembrò segnare il fragile destino della Chiesa Uniate. Invece ne segnò il definitivo consolidamento, per la commozione che destò nei Polacchi, le molte conversioni che ne seguirono, e il nuovo più diretto interesse che Roma portò alla situazione dei fedeli ruteni.
Assai presto, Giosafat venne dichiarato Beato, poi, nel secolo scorso, Santo. Oggi la Chiesa l'onora come Martire non soltanto della comunità rutena, cattolica di rito greco, ma dello spirito stesso dell'unione tra Chiese sorelle e fratelli separati ancora attuale, anzi ancor più attuale oggi che al tempo del vescovo San Giosafat.


 
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