Giuseppe Pignatelli - Immaginette Sacre

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Giuseppe Pignatelli

Immagini di Santi
LocalitàProvinciaFesta


15 Novembre
Α

Ω
Saragozza 27 dicembre 1737B A C KRoma 15 novembre 1811
Canonizzato il 12 giugno 1954 da papa Pio XII
Martirologio Romano
A Roma, san Giuseppe Pignatelli, sacerdote della Compagnia di Gesù, che si adoperò a fondo per ridare vita a questa famiglia religiosa ormai ridotta quasi all’estinzione e si dimostrò insigne per carità, umiltà e integrità morale, sempre rivolto alla maggior gloria di Dio
Gli studenti di latino ricordano la parodistica iscrizione dettata dal Piovano Pignatelli, il quale, piuttosto ignorante della lingua di Cicerone, avrebbe tra l'altro latinizzato il proprio nome in Ollae parvae, cioè piccole pentole, o pignatte.
L'aneddoto mal si attribuirebbe al dottissimo, coltissimo e studiosissimo Giuseppe Pignatelli, ammirato nella dotta Bologna del primo Ottocento per la sua vasta cultura e la sua splendida biblioteca; discendente da un ramo spagnolo della famiglia Napoletana, alla quale appartenne un Papa riformatore, Innocenzo XII Cardinali, Vescovi e politici illustri.
Non è però per la sua cultura, che Giuseppe Pignatelli è venerato   dal 1954   tra i Santi della Chiesa, ma per la sua eroica fedeltà a una missione e a una vocazione: quella da lui espressa pronunziando, giovanissimo, i voti della Compagnia di Gesù.
Era nato a Saragozza, nell'Aragona, nel 1737, e senza cedere a nessuna delle lusinghe del secolo « frivolo » e « illuminato », entrò presto tra i seguaci di Sant'Ignazio, nel noviziato di Tarragona.
Se fosse stato mosso da ambizioni mondane, avrebbe scelto male il luogo e il tempo, perché poco dopo, nel 1762, proprio quando il giovane Pignatelli veniva ordinato sacerdote, il Parlamento francese ordinava la soppressione dei Gesuiti, per ragioni politiche più forti dei pretesti religiosi.
Qualche anno dopo, i religiosi della Compagnia di Gesù sono espulsi non soltanto dalla Francia, ma anche dalla Spagna. Nella stessa Roma sono considerati « indesiderabili ». Comincia allora l'odissea del « gesuita errante » Giuseppe Pignatelli, che ripara con i confratelli in Corsica, appena in tempo per assistere alla cessione dell'isola alla Francia.
Passa allora a Genova, poi a Parma, finalmente a Ferrara, negli stati della Chiesa. Proprio a Ferrara, Giuseppe Pignatelli solennizza i propri voti, confermandoli in perpetuo. Ma di nuovo ha scelto male il momento: due anni dopo, il Papa Clemente XIV, cedendo alle pressioni dei Borboni, scioglie la Compagnia di Gesù. Il Padre Pignatelli, ridotto a semplice prete secolare, non può neanche esercitare il ministero delle anime. E' allora che si dedica, a Bologna, agli studi e all'erudizione, facendosi ammirare per la sua modestia.
Gli eccessi della Rivoluzione francese mostrano all'Europa quali siano le ultime conseguenze dell'Illuminismo filosofico e dell'anticlericalismo religioso. Silenziosamente, nell'ombra, non come cospiratori, ma come precursori di nuovi tempi, un gruppo di Gesuiti si ricostituisce a Parma, con il consenso di Pio VI, il futuro martire della Rivoluzione. Il Padre Pignatelli è Rettore di quel noviziato.
Nel 1804, quando Pio VII, il prigioniero di Napoleone, restaura la Compagnia di Gesù nel Regno delle Due Sicilie, il Padre Pignatelli ne diventa Provinciale, ma è costretto poco dopo a fuggire a Roma.
E a Roma muore, silenziosamente, nel 1811, dopo aver silenziosamente lavorato a preparare la rinascita della Compagnia, che egli però non vedrà riabilitata e rinnovata. E passeranno molti anni, più di un secolo, prima che un altro Pio, l'undecimo, riconosca in Giuseppe Pignatelli, proponendolo per gli onori degli altari, « il principale anello della catena che unisce la Società che era esistita alla Società che sarebbe esistita ».


 
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