Gregorio Magno papa - Immaginette Sacre

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Gregorio Magno papa

Immagini di Santi
LocalitàProvinciaFesta
RomaRoma3 Settembre
Α

Ω
Roma 540
B A C KRoma 12 marzo 604



Reliquie del Santo - Roma - Basilica di San Pietro in Vaticano
Altra reliquia
Martirologio Romano
Memoria di san Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa: dopo avere intrapreso la vita monastica, svolse l’incarico di legato apostolico a Costantinopoli; eletto poi in questo giorno alla Sede Romana, sistemò le questioni terrene e come servo dei servi si prese cura di quelle sacre. Si mostrò vero pastore nel governare la Chiesa, nel soccorrere in ogni modo i bisognosi, nel favorire la vita monastica e nel consolidare e propagare ovunque la fede, scrivendo a tal fine celebri libri di morale e di pastorale. Morì il 12 marzo.
(12 marzo: A Roma presso san Pietro, deposizione di san Gregorio I, papa, detto Magno, la cui memoria si celebra il 3 settembre, giorno della sua ordinazione).
La memoria di San Gregorio è segnata, nel nuovo Calendario, come obbligatoria per l'intera Chiesa.
San Gregorio è stato chiamato l'ultimo grande Papa dei periodo romano e il primo grande Papa dei periodo medioevale. L'ultimo dottore classico e il primo dottore scolastico.
Era nato a Roma, « schiatta di Senatori », in una grande casa patrizia sul Celio, dove poi sorse la chiesa di San Gregorio. Da giovane rivestì la toga di porpora, ornata di gemme' giungendo ad essere Prefetto di Roma. Nobile di sangue e di educazione, avrebbe ottenuto altri e ancor più importanti incarichi, se la vocazione religiosa non gli avesse fatto mutare la toga senatoriale con la tonaca benedettina.
Anche con quella semplice tonaca, non poté sottrarsi ad alte missioni. Il Papa Pelagio Il lo inviò come suo Nunzio presso l'Imperatore di Costantinopoli. Tornato a Roma, nella grande casa mutata in monastero, si trovò in mezzo alla terribile pestilenza che uccise i tre quarti dei Romani, compreso Papa Pelagio.
Gregorio, che era stato tra i più generosi soccorritori, venne portato a forza in San Pietro e consacrato Sommo Pontefice. Dopo la peste, venne la fame, e dopo la fame la tempesta, che abbatté alberi, case e chiese; e dopo la tempesta, il flagello dei Longobardi, ai quali Autari aveva vietato di battezzarsi.
Gregorio fu veramente grande: grande nella carità, grande nell'amministrazione, grande nella politica. Alleviò le pene dei miseri, superò la crisi economica, piegò Agilulfo, Re dei Longobardi, per mezzo della regina Teodolinda, donna di sentimento, alla quale egli poteva dire: « Anche tu hai un'anima da salvare, né ti varrà la tua corona regale, a ripararti dalla giustizia di Dio ».
In risposta a queste parole, Teodolinda fece cesellare una corona d'oro, con 22 gemme e 24 diamanti, detta poi « ferrea » perché cerchiata, nell'interno, con un chiodo della Croce, e la donò alla cattedrale di Monza.
Dinanzi ai Vescovi, Gregorio fu il primo ad usare la formula di « servo dei servi di Dio »; dinanzi ai Re, fu più autorevole che autoritario. Con i poveri fu addirittura angelico, invitandoli nella sua casa sul Celio e servendoli a tavola egli stesso.
Nella liturgia egli promosse l'adozione di quel canto fermo e solenne che è ancora chiamato « gregoriano ». Nella letteratura religiosa, com¬pose molte opere di teologia, di ascetica, di morale e anche di agiografia, cioè storie di Santi, come i Dialoghi, offerti proprio alla Regina Teodolinda.
Sensibile ai doveri dell'apostolato, inviò missionari in tutti i paesi europei, che proprio allora uscivano dalla parentesi barbarica. Per quest'opera si avvalse dei suoi confratelli Benedettini, il più celebre dei quali fu Sant'Agostino, evangelizzatore dell'Inghilterra.
Alla morte di Gregorio, il 12 marzo del 604, dopo quattordici anni di pontificato, il prestigio della Chiesa era alto in tutto il mondo cristiano, dall'Oriente all'Occidente. Cominciava una nuova epoca storica, non priva di problemi   quelli appunto di una società i cui motivi spirituali venivano necessariamente a investire anche interessi temporali e politici. E intanto, la figura di San Gregorio Magno si sfocava nella luce della leggenda e nell'alone del miracolo, al punto di attribuire al Grande Papa la resurrezione del giusto Imperatore romano Traiano, per salvarne l'anima dall'eterna pena: una leggenda che anche Dante riporta nel suo poema.


 
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