Isidoro di Siviglia vescovo - Immaginette Sacre

Vai ai contenuti

Menu principale:

Isidoro di Siviglia vescovo

Immagini di Santi
LocalitàProvinciaFesta


4 Aprile
Α
Altre immagini del SantoΩ
Cartagena 560 circaB A C KSiviglia 4 aprile 636



Martirologio Romano
Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa, che, discepolo di suo fratello Leandro, gli succedette nella sede di Siviglia nell’Andalusia in Spagna; scrisse molte opere erudite, convocò e presiedette vari concili e si adoperò sapientemente per il bene della fede cattolica e per l’osservanza della disciplina ecclesiastica.
Isidoro è nome greco che significa « dono di Iside », dono cioè di quella divinità egizia che i Greci identificarono con Demetra. Eppure, ad onta del significato pagano, Isidoro tu nome assai diffuso tra i cristiani, e portato da moltissimi Santi: Martiri, Vescovi, Eremiti.
Uno dei più popolari, e dei meno remoti nel tempo, è Sant'Isidoro il contadino, vissuto nel XII secolo e festeggiato il 10 maggio. Fu un agricoltore spagnolo, mirabile per semplicità e devozione, per laboriosità e incantevole innocenza. Di lui si ricordano ingenui miracoli e commoventi episodi di carità verso i poveri, nonostante fosse anch'egli poverissimo.
Anche il nome femminile di Isidora, più frequente oggi del maschile Isidoro, vanta due Sante: una martire di Lentini, in Sicilia, e una penitente in un monastero dell'Egitto.
Ma il Sant'Isidoro più celebre nella storia della Chiesa è quello che anche il Calendario universale cita in questo giorno. Ed eccone la storia:
Una mattina dell'anno 560, a Cartagena, la nutrice aveva lasciato all'aperto, sotto il tiepido sole spagnolo, la culla che conteneva l'ultimo figlio di Severino e di Teodora. Quando tornò, la donna si accorse con spavento che uno sciame d'api s'era posato sulla bocca del neonato. Prima che la nutrice avesse il tempo di alzar la mano, lo sciame d'oro si levò contro l'oro del sole. Sulla bocca del bimbo, non una ferita né un gonfiore. Solo, tra le due labbruzze rosee, un rivoletto di miele, biondo e zuccherino.
Il miele che lo sciame d'api lasciò sulla bocca d'Isidoro, simboleggiava la sapienza che il fanciullo avrebbe raggiunto, e che dalla sua bocca sarebbe fluita nelle parole del suo insegnamento, ricche e sostanziose come miele.
Messo a scuola, però, il ragazzo vivace si scoraggiò presto nella fatica severa e paziente dello studio. Un giorno fuggì e si mise a girare per i campi, lieto della riacquistata libertà. Per dissetarsi, si fermò ad un pozzo, e sulla pietra del parapetto, notò degli strani solchi, profondi e regolari. Ad una donna che attingeva acqua, chiese l'origine di quei segni, e quella spiegò come fossero prodotti dalla corda del secchio, che, per quanto più tenera della pietra, la vinceva, scavandola, col suo costante strusciare.
Isidoro comprese allora che anche la sua volontà ribelle avrebbe potuto esser vinta dalla costanza e dalla perseveranza nello studio. Infatti, procedette tanto innanzi nella sapienza da essere reputato l'uomo più saggio del suo secolo e il più grande Dottore della Chiesa di Spagna.
Di lui fu detto che aveva l'altezza di Platone, la scienza di Aristotele, l'eloquenza di Cicerone, l'abbondanza di Didimo, l'erudizione di Origene, la gravità di San Girolamo, la dottrina di Sant'Agostino, la santità di San Gregorio. Lo stesso Papa San Gregorio Magno, suo contemporaneo, esclamò un giorno, leggendo una sua lettera: « Ecco un altro Daniele; ecco uno che supererà Salomone! ».
Era stato eletto Vescovo di Siviglia, e nella Spagna occupata dai barbari Goti, Sant'Isidoro fu come un argine robusto che arrestò la piena della barbarie con la potenza del suo apostolato, sorretto da una sterminata dottrina. E stato detto, e si può ripetere, che Sant'Isidoro fu il maestro di tutto il Medioevo. In quei tempi, i libri, o meglio i « codici », erano copiati a mano dagli « amanuensi », con lavoro lento e paziente. Nonostante ciò, si calcola che di una sola opera, l'Etimologia, circolassero in tutto il mondo più di diecimila copie:
un numero quasi incredibile, intorno al quale si logorarono intere generazioni di amanuensi! Quando Isidoro morì, nel 636, Santo non solo per la sapienza, ma anche per la carità, l'umiltà, le sofferenze e le penitenze, si poteva dire che il presagio delle api s'era ben compiuto, e che il miele della sua dottrina aveva nutrito, come una linfa ricchissima, la vita di tutto il mondo cristiano.


 
Copyright 2017. All rights reserved.
Torna ai contenuti | Torna al menu