Dopo il Concilio Vaticano Il è stato ripristi¬nato il diaconato cioè l'ordinazione di diaconi in aiuto dei sacerdoti per l'apostolato e la assistenza come avveniva nella prima Roma cristiana.
A capo dei diaconi romani il Papa Sisto Il aveva designato un Arcidiacono, spagnolo, di nome Lorenzo.
Tutti conoscono la passione di San Lorenzo, una delle più note nell'agiografia cristiana, come è tra le più diffuse nel mondo la sua venerazione.
Appena un secolo dopo, egli veniva affettuosamente onorato nella Basilica detta di San Lorenzo fuori le Mura, cioè nella chiesa sorta fin dai tempi di Costantino in agro Verano, sul luogo della sepoltura del Santo Martire Lorenzo.
Non fu questa l'unica chiesa dedicata al Martire della città di Roma. Un'altra fu costruita dal Papa Damaso sulle rovine del Teatro di Pompeo, e segnò un avvenimento eccezionale, perché fino allora, le chiese dedicate ai Martiri, sorgevano soltanto sul luogo della loro sepoltura.
Presto, il Santo Arcidiacono ebbe a Roma ben 34 chiese, distinte dal nome del luogo o dei fondatore, come San Lorenzo in Panisperna, San Lorenzo in Fonte, San Lorenzo in Damaso, San Lorenzo in Lucia. Ognuna di queste chiese si ricollegava a qualche episodio della passione del Martire, formando una specie di Via Crucis di San Lorenzo, o meglio una « via della graticola ».
Per giustificare tale fama e tanta gloria, San Lorenzo appare, nelle storie della sua passione, come campione di fedeltà, poi di obbedienza, poi di carità, poi di saggezza, di affetto e infine di eroismo.
Lorenzo fu vittima d'una persecuzione di carattere fiscale, istigata dal ministro delle finanze ed attuata dall'Imperatore Valentiniano, che, nel 257, cercò di spogliare la nascente Chiesa sospettata di avere accumulato segreti tesori.
Arrestato e richiesto di consegnare i tesori, San Lorenzo si dimostra cristiano esemplarmente saggio, nel distinguere la vera ricchezza della Chiesa, cioè la carità. Radunati i ciechi, gli storpi, i malati e i poveri della città, li presenta all'Imperatore, dicendo: « Ecco i tesori eterni, che non diminuiscono mai e che fruttano sempre, sparsi in tutti e dappertutto ».
Questa risposta, rispondente alla verità sembrò ai messi dell'Imperatore addirittura beffarda. Le casse dello Stato volevano oro e non storpi, ciechi, muti e affamati! Perciò l'Arcidiacono Lorenzo venne arrestato e lungamente martirizzato.
Egli affrontò poi il lungo martirio, nel quale il fuoco era solo estrema risorsa dei persecutori. E quando venne steso sul letto di ferro, sopra la coltre rosseggiante dei carboni accesi, rifulge ancora il suo amore per il prossimo. Pronunciò infatti una bellissima preghiera per tutta la città di Roma, che sembra equilibrare, nelle bilance dello spirito, il peso delle 34 chiese che la città avrebbe dedicato al suo terzo Patrono, dopo San Pietro e San Paolo.
Tutti conoscono poi le leggendarie sue ultime parole, sulla griglia infuocata: « Ecco, da questa parte son cotto; rivoltatemi e mangiate! ». Ma non tutti sanno che prima di spirare rivolse a Dio il suo spirito, dicendo: « Ti ringrazio, mio Signore, perché ho meritato di attraversare le porte del Tuo Regno ».
Parole queste degne d'un Santo Martire, anche se meno colorite delle precedenti.