Maria Crocifissa di Rosa - Immaginette Sacre

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Maria Crocifissa di Rosa

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B A C K1855
Molti ammalati nelle corsie degli ospedali, bambini nelle scuole da loro dirette, giovani donne negli orfanotrofi e negli educandati hanno fatto esperienza diretta delle premurose attestazioni delle cosiddette Ancelle della Carità, dette anche suore Ospitaliere o Adoratrici.

Le esperimentarono anche i feriti delle celebri Dieci Giornate di Brescia, assistiti dalla stessa fondatrice delle Ancelle, Maria Crocifissa Di Rosa, e dal manipolo delle sue prime seguaci. Un anno prima, le avevano sperimentate i feriti della Prima Guerra d'indipendenza. Poco dopo, le avrebbero sperimentate, dopo la dura repressione austriaca contro la « leonessa d'Italia », le vittime della fame e dell'epidemia.

Di Maria Crocifissa Di Rosa è stata definita prodigiosa la capacità con la quale seppe armonizzare un'attività apostolica intensissima con una vita interiore eccezionale, che raggiungeva i vertici dei puro misticismo, soprattutto nell'adorazione eucaristica ‑ una pratica alla quale le Ancelle della Carità sono restate fedelmente devote.

Figlia di un industriale bresciano e di una nobildonna di Bergamo, Paola Di Rosa (così si chiamò nel mondo), non si isolò dalla società del proprio tempo.

Adolescente, era stata educata dalle Suore della Visitazione; tornata a casa, fece voto di perpetua castità, con dispiacere del padre che aveva già predisposto il matrimonio della figlia, ma non in disaccordo con lui, vinto dalla dolcezza di quella fanciulla già spiritualmente adulta e' matura.

A diciotto anni fu direttrice di una settantina di operaie che lavoravano nella filanda paterna ad Acquafredda, presso Mantova. Fece opera di vero apostolato sociale, e affrontò per la prima volta gli immensi, spesso dolorosi problemi posti dalla condizione operaia. Il colera del 1836 la vide impegnata nel lazzaretto, dal quale fece brevemente ritorno a casa per assistere un fratello, che morì nell'epidemia. Subito dopo fondò a Brescia due scuole per sordomuti, assisté le donne ricoverate nella Casa d'industria, si dedicò al problema delle fanciulle pericolanti, affrontando energicamente un'altra piaga del tempo, conseguenza delle precarie condizioni sociali.

Finalmente si concretò nella sua mente il progetto di una associazione di infermiere che realizzò a Brescia, tra molti contrasti, con l'aiuto spirituale del suo direttore d'anima, Don Pinzoni, e con l'aiuto finanziario del padre.

L'associazione, come abbiamo detto, fece le sue prime prove al tempo della Guerra d'indipendenza, e quando il Papa Pio IX ne approvò l'erezione canonica a Istituto, Paola Di Rosa vi fece la propria professione religiosa, prendendo il nome di Maria Crocifissa. Venne subito eletta Superiora delle 18 Ancelle che con lei avevano preso il velo.

Ebbe inizio allora la diffusione dell'opera, e il suo oculato allineamento alle esigenze del tempo. Nuove case vennero fondate a Cremona, a Mantova, a Udine, a Ragusa, a Trieste, a Varese, a Desenzano.

Maria Crocifissa non vide la fine di quella catena, che oggi conta ben trecento anelli. La sua debole fibra cedé improvvisamente al male, nel 1855. Aveva poco più di quarant'anni, e la sua attività in quel breve tempo era stata veramente prodigiosa.

Beatificata da Pio XII nel 1940, lo stesso Papa l'ha proclamata Santa nel 1954, tra la gioia delle sue figlie, le Ancelle della Carità, moltiplicatesi a migliaia negli ospedali, nelle scuole, negli orfanotrofi.
 
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