Rainaldo arcivescovo - Immaginette Sacre

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Rainaldo arcivescovo

Immagini di Santi
LocalitàProvinciaFesta
ConcorezzoMonza e della Brianza18 Agosto
Α

Ω
Concorezzo 1250
B A C KArgenta 3 agosto 1321



Il miracolo di Sant'Antonio, che a Rimini aveva predicato ai pesci dell'Adriatico, ammassatisi in gran numero sulla spiaggia disertata dai fedeli inquinati dall'eresia, il miracolo di Sant'Antonio si ripeté in forma simile a distanza di un secolo, nella non lontana Ravenna.
Protagonisti di questo nuovo, pittoresco miracolo furono, da una parte, le loquaci raganelle, cioè quelle piccole rane verdi che nella stagione calda, dalle sponde dei fossati e degli stagni, diffondono quello che Giovanni Pascoli ha definito il « breve grè grè di ranelle »; dall'altra, l'Arcivescovo di Ravenna, Rainaldo, in seguito onorato come Santo.
Ravenna, un tempo, era percorsa da canali e circondata da acquitrini. Le raganelle, nella stagione estiva, dovevano essere numerose, e il loro grè grè quasi assordante. Si spiega così come il Santo Arcivescovo, che predicava all'aperto, fosse a tal punto disturbato da quel suono da rendere il sermone quasi inaudibile dai fedeli.
Allora, rivolgendosi ai piccoli chiassosi anfibi, l'Arcivescovo di Ravenna ordinò loro di tacere, al tempo stesso alzando la mano nel gesto della benedizione. Si fece silenzio, sulle sponde dei canali, e san Rainaldo poté continuare indisturbato la sua predica.
L'episodio pittoresco sottolinea le doti di predicatore e di taumaturgo di un personaggio il quale non ha bisogno di tradizioni devote e di gesti prodigiosi per imporsi al ricordo dei fedeli e all'onore della Chiesa.
Rainaldo era nato a Concorrezzo, presso Milano, nella seconda metà del '200. Ancora giovane, era stato consacrato Vescovo di Vicenza, e fino al 1303 resse il pastorale della bella città veneta, prima di scendere a sud del Po, tra gli acquitrini di Ravenna, con il pallio di Arcivescovo.
Nella nuova diocesi, riunì diversi sinodi, grazie ai quali, con zelo di carità e ferma saggezza, riuscì a rinsaldare la disciplina del clero ravennate e a promuovere la purezza della fede minacciata da tendenze eretiche.
Nel 1310, un concilio tenuto a Ravenna sotto la direzione dell'Arcivescovo Rainaldo, prese nei confronti dei Templari misure che furono considerate « giuste e moderate », ma che non ritardarono la loro rapida e addirittura violenta soppressione da parte dei Sovrani francesi, desiderosi d'impadronirsi delle immense ricchezze di quell'Ordine cavalleresco. Come Arcivescovo di Ravenna, San Rainaldo ebbe nel suo gregge una pecorella d'eccezione, l'esule fiorentino Dante Alighieri, ospite in quegli anni del saggio e studioso Signore della città, Guido Novello da Polenta.
Per quanto nessuna testimonianza ce lo confermi, è più che legittimo pensare a un incontro tra il grande Arcivescovo e il grandissimo poeta. Egli, proprio a Ravenna, portava a termine l'opera della Divina Commedia, che, per dirla con il suo autore, l'aveva fatto « per più anni macro ».
San Rainaldo morì a Ravenna nel 1321, lo stesso anno cioè della morte di Dante, poche settimane prima. Tra gli acquitrini dell'antica città, come era taciuto il grè grè delle raganelle al gesto del prodigioso predicatore, si spegneva, nel tremito della malaria, la voce del più alto poeta italiano.

 
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