Rosa da Lima - Immaginette Sacre

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Rosa da Lima

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23 Agosto
Α

Ω

B A C KLima 1617
La voce del primo fiore di santità del continente americano, la voce di Santa Rosa da Lima, è una voce che scuote la nostra indifferenza, anzi la nostra avversione a ogni forma di sofferenza.

Infatti una voce che dice: « 0 mio Gesù, aumentate le mie sofferenze, ma aumentate anche in me il vostro divino amore ».

E' una voce che si leva da una terra generosa e tribolata: da quel Perù, quasi leggendario per le sue ricchezze che, dopo la distruzione dell'Impero degli Incas, era stato considerato dagli Europei paese di preda e di strage, prodigo di facili tesori e di sanguinoso dominio.

Santa Rosa fu spagnola di discendenza, ma americana di nascita. In lei, dunque, fu anticipata la simbolica pacificazione tra l'avidità degli uomini e la generosità della terra; tra il mondo antico e quello nuovo, che dopo i secoli dello sfruttamento coloniale si sarebbero faticosamente fusi in una nuova civiltà, fondata sul comandamento cristiano, Nell'ancora insanguinato Perù, Rosa da Lima fu Santa di sofferenza, e in questa indicò l'unica via della redenzione cristiana. Anche il suo nome di battesimo, quello gentile e delicato di Isabella, venne mutato in Rosa, il nome del fiore vermiglio di colore e acuto di spine.

Fin dalla fanciullezza, ebbe come modello e ideale un'altra innamorata dei sangue: Santa Caterina da Siena, anch'essa sofferente con Gesù fino al punto di rivivere nella propria carne le piaghe della Passione.

E fin da bambina, Rosa inflisse continue mortificazioni alla propria vanità, al punto di tormentarsi i suoi begli occhi, troppo ammirati; di ferirsi le mani, troppo fini e delicate. Quando la malattia e il bisogno bussarono alla sua casa, la devota fanciulla fu l'instancabile soccorritrice dei propri genitori, che curò nelle infermità e aiutò nelle ristrettezze, vendendo i fiori del giardino.

A vent'anni indossò l'abito del Terz'Ordine di San Domenico, e pur seguitando a vivere nella famiglia, ai margini della vita fastosa della capitale coloniale spagnola, Rosa da Lima visse nell'austerità degna del più rigoroso asceta, nella solitudine del più isolato eremita. Nell'età in cui le giovani delle famiglie cittadine sognavano la vita elegante e un matrimonio prestigioso, Rosa mortificava la carne con i digiuni, col cilicio, con frequenti flagellazioni. Viveva isolata, in una celletta in fondo al giardino, riposando su un letto durissimo, la testa appoggiata sul legno. Nel caldo clima tropicale, le zanzare che tormentavano il suo volto apparivano come un'aureola di penitenza, offerta al Signore per la salvezza e la conversione di tanti infelici.

La città convenzionalmente devota, le autorità religiose, gli stessi confessori, furono quasi scandalizzati dalla condotta della reclusa volontaria. Non le furono risparmiate critiche e maldicenze. Rosa seguitava a pregare, ripetendo l'invocazione che compiutamente definisce il suo eroismo: « 0 mio Gesù, aumentate le mie sofferenze, ma aumentate anche in me il vostro divino amore ». E quell'amore che aumentava a dismisura, nell'inasprirsi delle sue pene, quell'amore che dapprima scandalizzò i suoi concittadini, presto trascinò e commosse tutto il paese.

Dopo la sua morte, avvenuta a soli trentun anni, nel 1617, tutta la città di Lima si ritrovò attorno al feretro della giovane terziaria domenicana, riconosciuta come il più bel fiore del Perù, prima Santa del Nuovo Mondo, e Patrona dell'intero continente dell'America Latina.
 
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