Severino abate - Immaginette Sacre

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Severino abate

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8 Gennaio
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Martirologio Romano
Nel Norico lungo il Danubio, nell’odierna Austria, san Severino, sacerdote e monaco: venuto in questo territorio dopo la morte di Attila, capo degli Unni, difese le popolazioni inermi, ammansì i violenti, convertì gli infedeli, fondò monasteri e si dedicò a quanti erano privi di istruzione religiosa.
Nessun Santo è segnato, in questo giorno, nel Calendario Universale. Ma in molte località particolari, e soprattutto nelle regioni danubiane, si farà certamente memoria di San Severino, l’Apostolo del Nòrico e della Pannonia, cioè delle terre bagnate dal Danubio che corrispondono all'odierna Austria e a parte della Jugoslavia e dell'Ungheria.
San Severino non era di origine italiana: pare che venisse dall'Africa, e che si fosse fatto monaco in Asia Minore. II suo discepolo e biografo, Eugippo, dice che si trasferì nel Norico a seguito di un avviso soprannaturale.
Alla fine del V secolo, le regioni danubiane erano in preda al caos politico ed economico. Nell'Impero in sfacelo, i Romani restati nelle province erano tagliati fuori dal mondo civile, nella miseria e nella desolazione. Da poco era morto Attila, e gli Unni in fuga verso l’Asia avevano lasciato soltanto rovine e carestia. Nelle regioni germaniche scorrazzavano Alemanni, Rugi e Turingi, e soprattutto Ostrogoti ed Eruli, tribù barbare ed ariane.
Fu in questo periodo agitato e doloroso che San Severino giunse ad evangelizzare la valle del Danubio. La sua fama di santità attrasse pagani e barbari eretici, i quali, anche senza convertirsi, migliorarono i loro costumi.
Oltre all'apostolato religioso, San Severino ebbe a cuore I'esercizio della carità. Sua opera prediletta fu l’assistenza dei poveri e soprattutto dei numerosi prigionieri, dei quali cercò di mitigare le pene. Valendosi del suo ascendente spirituale, riuscì ad attuare un sistema di scambio che viene ancora attuato, tra molte difficoltà: tanti prigionieri germanici, per esempio, contro altrettanti prigionieri romani. Eugippo narra una visita che Odoacre, Re degli Eruli, fece al Santo nel suo monastero. Il sovrano barbaro si apprestava a invadere I'Italia, e San Severino lo esortò a rispettare la civiltà romana e cristiana, poi gli predisse i suoi successi militari, e di ciò il barbaro gli fu sinceramente riconoscente.
Un'altra volta, un'orda selvaggia discendeva lungo il Danubio, tutto distruggendo e saccheggiando. San Severino si fece incontro al loro capo, e si ripeté l’episodio di Attila e di San Leone, perché l’uomo d'armi restò così colpito dalle parole dell'uomo di Dio, da indursi ad abbandonare il paese.
San Severino fondò diversi monasteri, dove si formò una milizia spirituale più forte e più fedele di qualunque esercito invasore. Ma egli, che fu uomo d'azione più che di contemplazione, aspirava alla vita solitaria, e finì i suoi giorni, nel 482, in una celletta isolata tra i vigneti, dove fu scavata la sua prima tomba. Non molto tempo fa, quella tomba è stata ritrovata in una vecchia chiesetta parrocchiale, alla periferia di Vienna. Quella località, sacra alla me¬moria del primo apostolo dell'Austria, si chiama Heiligenstadt, cioè « città del Santo ». È il più antico e glorioso santuario della metropoli viennese.
La ritrovata tomba era vuota, non però profanata. Si sapeva infatti che le reliquie non erano restate a lungo nella patria di adozione. San Severino comprese che i Romani non potevano restare nel Norico, e prima di morire chiese che le sue reliquie seguissero in Italia gli ultimi reduci.
Infatti quando Odoacre cancellò l’Impero di Roma e trasferì in Italia i Romani del Norico, essi si portarono dietro le reliquie del Santo, riposte a Locullana, presso Napoli, e poi nel monastero napoletano intitolato appunto a San Severino, dove il primo apostolo dell'Austria è ancora ricordato nell'anniversario della sua morte.


 
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