Stanislao Kostka - Immaginette Sacre

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Stanislao Kostka

Immagini di Santi
LocalitàProvincia
Festa
CaranoCaserta15 Agosto
Α

Ω
Rostkowo, 28 ottobre 1550
B A C KRoma, 14 agosto 1568



Martirologio Romano
A Roma, san Stanislao Kostka, che, di origine polacca, spinto dal desiderio di entrare nella Compagnia di Gesù fuggì dalla casa paterna e si recò a piedi a Roma, dove, ammesso nel noviziato da san Francesco Borgia, morì in fama di santità, stremato in breve tempo nel prestare i più umili servizi.
Il secondogenito della potentissima famiglia di Kostka nacque a metà dei secolo, nel 1550. Dalla madre ebbe il nome del Santo Vescovo di Cracovia, protettore della Polonia cattolica, e insieme una fervente educazione religiosa, che portò presto i suoi frutti. Nell'ambiente familiare, infatti, tutto parlava di superbia e di mondanità, di piaceri e di gloria. Ma il giovanissimo Stanislao, entro la corazza della sua temprata fede, si faceva sempre più puro, sempre più pio, sempre più caritatevole. A tredici anni, col fratello Paolo ed un precettore, fu mandato a studiare alla scuola dei Gesuiti di Vienna. Proprio in quel tempo, l'Imperatore d'Austria tolse ai Gesuiti il fabbricato del Collegio. Gli studenti dovettero trovare alloggio in case private, fuori da ogni controllo e lontani dalla compagnia dei sacerdoti e dei condiscepoli.
Ammalatosi e quasi privo d'assistenza, rivolse le preghiere alla Madonna e, una volta guarito, progettò di entrare nella Compagnia di Gesù. Ma come vi sarebbe riuscito? Il padre non avrebbe mai permesso un simile passo.
Stanislao decise di chiedere la protezione del Provinciale della Compagnia in Germania, San Pier Canisio, e un mattino all'alba, a piedi lasciò Vienna. Fu inseguito dal fratello e dal precettore, ma un ingegnoso travestimento gli permise di sfuggire alla loro ricerca.
Sempre a piedi il giovane malaticcio, divorato dal fuoco della vocazione, giunse a Dillingen. Con immensa gioia di Stanislao il Provinciale lo ammise nella Compagnia senza esitare per timore delle rappresaglie del padre, che minacciava di fare espellere i Gesuiti da tutta la Polonia.
Non restò a lungo a Dillingen, e nel 1567 scese a Roma, per continuare il suo noviziato, che fu esemplarmente silenzioso, modesto, obbediente, apparentemente privo di ogni personale esuberanza o distinzione.
Nei nove mesi di permanenza al Collegio romano, il giovane novizio polacco si fece benvolere dai Superiori e dai compagni, e quando, consumato come una candela dalla calda estate romana, si allettò di nuovo, nessuno volle credere che non si sarebbe più rialzato, com'egli stesso serenamente diceva, già rapito da una celeste felicità.
La mattina di Ferragosto, il novizio diciottenne fu trovato esanime. Per vedere se ancora respirava, venne avvicinata alle labbra che avevano ricevuto la Comunione, non uno specchio, come si usa, ma un'immagine della Madre del Cielo. Il giovane polacco non accennò movimento. E fu la prova più certa e più commovente che l'anima di San Stanislao aveva lasciato il fragile corpo, e godeva ormai la visione beatifica del Paradiso.



 
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