Teofilo da Corte - Immaginette Sacre

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Teofilo da Corte

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LocalitàProvinciaFesta


19 Maggio
Α

Ω
Corte (Corsica), 30 ottobre 1676
B A C KFucecchio (Firenze), 19 maggio 1740
Canonizzato il 29 giugno 1930, da papa Pio XI
Martirologio Romano
A Fucecchio in Toscana, san Teofilo da Corte, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, che molto promosse l’organizzazione di ritiri per i Frati e mostrò grande devozione alla passione di Gesù e alla Vergine Maria.
San Teofilo da Corte è considerato come il grande promotore dei « ritiri », nei quali i religiosi trascorrevano almeno due ore in orazione comune, si alzavano di notte per il Mattutino, e osservavano l'astinenza per quattro Quaresime, cioè per quasi metà dell'anno.
Teofilo era nato in Corsica, a Corte, nel 1676, figlio di una famiglia benestante, cognominata de' Signori. Al fonte aveva ricevuto il nome di Biagio, che mutò in quello simbolico di Teofilo (cioè « amico di Dio »), quando, compiuti con successo i primi studi, entrò tra gli Osservanti della cittadina còrsa.
Veramente, abbandonando furtivamente la casa paterna, era dapprima entrato nel convento dei Cappuccini; mutò di abito, ma non di spirito, per le insistenze della famiglia, che dei Francescani osservanti era benefattrice e possedeva nella loro chiesa la propria sepoltura. Indossato l'abito, terminò gli studi di filosofia a Roma, quelli di teologia a Napoli. All'inizio del '700 venne ordinato sacerdote, e da allora restò quasi sempre sul continente, tornando nell'isola natale soltanto una volta, trent'anni più tardi, con comprensibile commozione, ma anche in mezzo a molte difficoltà per istituire, anche lì, uno dei suoi « ritiri ». Per anni fece la spola tra il convento di Civi-tella e quello di Palombara Sabina, i luoghi dei suoi primi due « ritiri », alla guida dei quali si alternò con il proprio Superiore, il Beato Tommaso da Cori, in fraterna armonia di vedute e di opere.
Delicatissimo nel guidare le anime, paziente fino alla sopportazione, benché di temperamento fosse focoso e scattante, Teofilo da Corte non ebbe vita facile, nel promuovere i suoi « ritiri », efficacissimo strumento di ginnastica spirituale per i religiosi. Anche perché egli fu un po' il gatto con il cui zampino i superiori e le stesse autorità civili tolsero dal fuoco le castagne più scottanti, facendolo cioè intervenire dove più difficili erano le situazioni.
Superò ogni difficoltà con la dolcezza, con una tenacia nel lavorare a fin di bene che finiva per spianare ogni difficoltà e smussare molti angoli. Uno degli ultimi riconoscimenti lo ebbe in Toscana, a Fucecchio, dove l'ultimo discendente dei Medici, il debosciato Granduca Gian Gastone, appoggiò pienamente e insperatamente la sua opera, che come sempre si presentava all'inizio difficile e ostacolata.
E a Fucecchio, dove era Guardiano del convento, morì esemplarmente, nel 1740, dopo aver chiesto perdono ai confratelli di tutti i falli che sentiva gravargli sulla sua delicatissima coscienza, e che per tutti gli altri erano considerati altrettante luminose virtù, degne del titolo di Santo attribuitogli da Pio XI nel 1930.



 
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