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Tommaso Moro martire

Immagini di Santi
LocalitàProvinciaFesta


22 Giugno
Α
Altre immagini del SantoΩ
Londra 7 febbraio 1478
B A C KLondra 6 luglio 1535



Martirologio Romano
Santi Giovanni Fisher, vescovo, e Tommaso More, martiri, che, essendosi opposti al re Enrico VIII nella controversia sul suo divorzio e sul primato del Romano Pontefice, furono rinchiusi nella Torre di Londra in Inghilterra. Giovanni Fisher, vescovo di Rochester, uomo insigne per cultura e dignità di vita, in questo giorno fu decapitato per ordine del re stesso davanti al carcere; Tommaso More, padre di famiglia di vita integerrima e gran cancelliere, per la sua fedeltà alla Chiesa cattolica il 6 luglio si unì nel martirio al venerabile presule.
(6 luglio: A Londra in Inghilterra, passione di san Tommaso More, la cui memoria si celebra il 22 giugno insieme a quella di san Giovanni Fisher).
Quando Tommaso Moro giunse ai piedi del palco sul quale doveva essere giustiziato, chiese gentilmente al carnefice: «Vogliate aiutarmi a salire, Sir ». Poi aggiunse argutamente: « Per scendere, ci penserò da solo ».
Giunto sul palco, gli venne detto: « Sua Maestà desidera che parliate poco al popolo ». Egli annuì e disse brevemente, ma chiaramente: « Siatemi testimoni che io muoio nella fede della Chiesa cattolica, e per la fede in essa. Muoio servitore fedele di Dio e del Re. Pregate Dio per il Re, affinché lo illumini e lo ispiri ».
Intonò da se stesso il Miserere, poi abbracciò il boia, sorridendo: « Coraggio, amico mio, non abbiate paura. Piuttosto ricordate che io ho il collo corto. Fate attenzione: ne va del vostro onore! ». Mise la testa sul ceppo, ma la rialzò per accomodar meglio la barba: « Essa non ha tradito   disse sempre scherzoso  quindi non deve essere tagliata ».
San Tommaso Moro è stato definito un Martire romano, greco di cultura e inglese di spirito. Grande umanista, amò infatti la cultura classica. Fu amico di Erasmo da Rotterdam, che gli dedicò l'Elogio della pazzia. Scrisse un'opera che è rimasta tipica. L'intitolò l'Utopia, nome d'un'isola inventato dall'umanista inglese con la combinazione di due vocaboli greci. Significa « nessun luogo », e dall'opera di Tommaso Moro sono derivati i vocaboli di « utopista » e di « utopistico ».Ma quanti, usando questi termini, ricordano il Martire cristiano? Tommaso Moro non fu soltanto un umanista, ammiratore di Pico della Mirandola, del quale scrisse una biografia, ma partecipò alla vita politica inglese, prima come sottosceriffo di Londra, poi come membro del Consiglio privato del Re, poi come speaker della Camera dei Comuni, poi come Cancelliere del Ducato di Lancaster, infine come Cancelliere del Re. Il suo Re si chiamava Enrico VIII, ed era stato proclamato «difensore della fede», perché avversario di Martin Lutero. Aveva anche ricevuto dal Papa la « rosa d'oro ». Ma quando s'incapriccì di Anna Bolena e pensò di sbarazzarsi, col divorzio, della moglie Caterina d'Aragona, trovò che Roma era troppo intransigente e che il Papa non mostrava d'aver nessun riguardo verso il « difensore della fede ». Invece le teorie luterane potevano servire benissimo allo scopo, anche se ciò voleva dire staccare l'Inghilterra dalla Chiesa cattolica.
Ma il suo Cancelliere Tommaso Moro non era della stessa opinione. Con molta discrezione, con moltissima prudenza, con estrema delicatezza, gli fece capire che, pur con grande dolore, egli non poteva approvare la sua condotta. Roma aveva ragione. Il Papa, ancora una volta diceva la verità.
Tommaso Moro si sentiva, ed era, un leale servitore del Re, ma prima che al Re egli doveva lealmente obbedire al Papa. Alle ragioni, tutte false, addotte dal Re egoista, che dilaniava la Chiesa per un suo capriccio e poneva il piacere al disopra del dovere, Tommaso Moro scoteva la testa, provocando l'ira di Enrico VIII. Il duca di Norfolk gli fece capire che indignatio Principis mors est. L'umanista capì benissimo il latino: « L'ira del Principe significa la morte ».
« Quand'è così   rispose Tommaso Moro io morrò oggi, ma voi morrete domani », facendo capire che l'ira del Re, sciolta da ogni principio morale, non avrebbe avuto più rispetto per nessuno.
Ecco perché, sul palco del martirio, il 6 luglio 1535, egli non maledisse il suo carnefice. Disse: « Pregate Iddio per il Re, affinché lo illumini e lo ispiri ». La scure del boia staccò la testa dei Martire, ma non riuscì a convertire in ragione il torto del Re.
E’ la triste storia di tutte le eresie; l'orribile storia di tutte le tirannie.

 
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