Umiltà - Immaginette Sacre

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Umiltà

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12 Maggio
Α

Ω

B A C K1310
A Firenze, una vecchia strada, che dal centro va verso le antiche porte della città, prende il nome di via Faenza. Sbaglierebbe però chi credesse che da quella parte si vada verso Ia città della Romagna. Via Faenza si chiama così, perché anticamente conduceva ad un grande monastero di religiose vallombrosane, chiamate Donne di Faenza.

Esse infatti erano giunte a Firenze al seguito della faentina Suor Umiltà, fondatrice di un nuovo Ordine religioso femminile.

Prima d'allora, e per molto tempo, nel secolo, l'Abbadessa delle Donne di Faenza s'era chiamata Rossana. Bellissima giovane e di buona famiglia, si diceva ch'ella fosse stata richiesta in sposa da un cugino dell'Imperatore Federico Barbarossa, quando il sovrano tedesco passò da Faenza.

Rossana, ancora molto giovane, rifiutò lo splendido partito. Dovette però, alcuni anni dopo, cedere alle insistenze del parentado, che la unì ad un certo Ugolotto, buon giovane, ma di poca salute. Per nove anni Rossana fu più infermiera che moglie. Poi i due coniugi pensarono ad una separazione, che non doveva però essere né egoistica né scandalosa. Non avendo avuto prole, entrarono tutti e due nel convento faentino di Santa Perpetua, formato da una parte maschile e da una parte femminile. Fu allora che la giovane mutò il proprio nome, da Rossana, in Umiltà.

Dopo tre anni, Ugolotto morì, e Umiltà si fece reclusa nella Chiesa di Sant'Apollinare, rimanendo per dodici anni in continua penitenza e in costante preghiera. Molti ricorrevano a lei per consigli spirituali, e tanto larga fu l'eco della sua fama, che il Vescovo le ordinò di farsi madre di giovani, fondando un convento femminile.

Umiltà obbedì, uscendo dal suo romitorio, per dirigere altre donne. In questa occasione, si vide com'ella fosse davvero degna del suo nuovo nome, Umiltà. Non volle dettare una nuova Regola, seguendo i suoi criteri e i suoi gusti, ma adottò per sé e per le sue donne, la Regola vallombrosana, dettata da San Giovanni Gualberto.

Attorno a lei, in Faenza, si accese così un mistico focolare, che illuminò e riscaldò la città. Presto le Donne di Faenza vennero richieste anche altrove, e specialmente a Firenze, dove suor Umiltà, valicato l'Appennino, fondò il suo secondo convento, fuor delle mura, sul terreno che, due secoli più tardi, doveva essere occupato dalla Fortezza da Basso.

Anche a Firenze attorno a Suor Umiltà ci fu tale risveglio di vita spirituale, che la strada conducente al suo convento divenne una delle più frequentate e famose della città.

Tutti accorrevano dalle Donne di Faenza, e quando si sparse la notizia che la Santa di Faenza era morta, nel 1310, la popolazione fiorentina si riversò fuori dalle mura a rendere omaggio a quella che era stata la bellissima Rossana, e che aveva saputo convertire la propria bellezza in perfetta e sapiente umiltà.
 
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